I Diari del Chewing Gum arrivano finalmente al pubblico

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Ci sono progetti che nascono piano, quasi in sordina, e altri che invece bussano alla porta con decisione. I Diari del Chewing Gum appartengono alla seconda categoria. Sono nati dal mio desiderio di rendere visibile ciò che di solito resta nascosto dietro la porta dello studio di psicoterapia: quel lavoro silenzioso, continuo, spesso sorprendente, che una persona compie dentro di sé tra una seduta e l’altra.

Ho sempre pensato che chi intraprende una psicoterapia meriti una bussola. Qualcosa che aiuti a orientarsi nei momenti di confusione, quando le emozioni si fanno fitte, quando le domande sembrano troppe. Da qui l’idea di raccontare le fasi del percorso terapeutico attraverso due voci, due diari, due esperienze differenti ma attraversate dagli stessi movimenti interiori: conoscersi, fidarsi, guardare al passato, incontrare resistenze, trasformarsi, chiudere un ciclo.

I protagonisti sono un uomo e una donna. Non si conoscono, non condividono la stessa vita, ma hanno in comune una cosa preziosa: la scelta di affidarsi alla terapia per cambiare. Le loro storie sono state ispirate da pazienti reali, ma ogni dettaglio è stato modificato per garantirne l’assoluto anonimato. Nei loro diari parlano a sé stessi, si osservano, cadono, si rialzano. Io intervengo solo in punta di piedi, con brevi note in corsivo, come se fossi un narratore fuori campo che illumina passaggi importanti senza disturbarli.

Il chewing gum non è un vezzo stilistico, ma una metafora centrale nella psicoterapia della Gestalt. Frederick Perls parlava del bisogno di mordere e masticare l’esperienza invece di ingoiarla passivamente. È un gesto che diventa immagine: ciò che mastichiamo lo lavoriamo, lo esploriamo, gli diamo forma. È così che nasce la trasformazione.

Anche la copertina racconta questa idea di intreccio e movimento. È un mio lavoro artistico, “Log Intersected”, un quadro costruito con strisce di tela colorata che si incontrano e si sovrappongono come le storie dei due protagonisti.

Negli anni ho amato molti autori, e forse ognuno di loro, da Dostoevskij a Bulgakov, da Orwell a Calvino, mi ha insegnato qualcosa sul modo di ascoltare le voci interiori delle persone. Negli ultimi tempi, libri come La solitudine dei numeri primi o Il corso dell’amore hanno aggiunto un’ulteriore sfumatura al mio modo di osservare le relazioni.

Adesso I Diari del Chewing Gum sono pronti per incontrare chi ha voglia di entrarci dentro. Per chi vive una psicoterapia, per chi l’ha vissuta, o semplicemente per chi vuole capire un po’ meglio cosa si muove nella vita emotiva delle persone.

È un viaggio che mastica, che scompone e ricompone.
Ed è finalmente disponibile.

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